stadio san siro fa schifo

Per molti è “la Scala del calcio”. Un luogo unico, carico di storia e suggestione. Ma basta andarci una volta per rendersi conto di una cosa: lo stadio di San Siro è un impianto vecchio, scomodo, inadeguato.
Non è questione di nostalgia o campanilismo: è una constatazione oggettiva. E riguarda tutti i tifosi – di Milan, Inter o avversarie – che ancora oggi lo frequentano.

Io sono interista ma potrei scrivere la stessa cosa se fossi milanista. Il paradosso è che pago gli stessi prezzi che pagherei in un impianto all’avanguardia. Ma se vado in un hotel da una stella non dovrei pagare lo stesso prezzo di un hotel 5 stelle. Sì ok, ho capito, poi ci sono le squadre che offrono lo spettacolo (mica sempre eh), ma rimane il fatto che non si apprezza abbastanza ciò che avviene in campo, e soprattutto ciò che accade in campo è l’unica cosa che si può fare attualmente nello stadio intitolato a Giuseppe Meazza.

Ho visto diversi stadi, soprattutto in Inghilterra e francamente provi poi imbarazzo ad andare a San Siro. Ma anche impianti di qualunque paese europeo sono meglio, anche di società minori. Avete visto quello del Maiorca?

I servizi igienici sono indegni

Cominciamo dai bagni. Sono pochi, mal segnalati, spesso sporchi e privi di sapone. In certi settori sembrano latrine da festival piuttosto che servizi di uno stadio di due squadre di Serie A.
Una persona anziana o con disabilità? Difficilmente trova un bagno accessibile. E se lo trova… è un terno al lotto sulle condizioni.

Pochissimi bar, file infinite

I punti ristoro sono ridicoli per un impianto che può contenere oltre 75.000 spettatori.
Nella maggior parte dei settori c’è un solo bar per migliaia di persone, con code lunghissime e un’offerta scadente (panini freddi, bibite calde).

Mai una finale UEFA

San Siro non ospiterà mai più una finale di Champions League, di Europa League o di Nations League.
Perché? Perché non rispetta gli standard minimi UEFA in termini di comfort, accessibilità, infrastrutture, hospitality e sicurezza.
Le tribune sono troppo lontane dal campo, mancano skybox e aree VIP adeguate, e i collegamenti con la città sono rimasti fermi agli anni ‘90.

Milan e Inter meritano di meglio

Siamo sinceri: Milan e Inter non possono continuare a giocare in uno stadio del secolo scorso.
Le grandi squadre europee hanno già da tempo impianti moderni, multifunzionali, con servizi degni del XXI secolo.
In Italia, invece, il dibattito è sempre fermo tra vincoli, proteste, burocrazia e nostalgia. Francamente Milano, che dovrebbe essere la capitale dell’intrattenimento in Italia (e per i concerti lo è), non può fare a meno del calcio.

Chi ama davvero il calcio dovrebbe volere uno stadio nuovo, comodo, sostenibile, tecnologico, capace di generare ricavi, valorizzare lo spettacolo e accogliere famiglie, turisti e tifosi da tutto il mondo.

Una città che resta provinciale

La verità è che Milano, sotto molti aspetti, resta una città provinciale. Lo dimostra anche il dibattito sul nuovo stadio, bloccato tra nostalgie e indecisioni. Città europee più piccole come Manchester hanno saputo costruire un’identità moderna anche attraverso lo sport e le infrastrutture. Qui, invece, si preferisce aggrapparsi al passato. È una cecità collettiva: dei cittadini, della politica, delle istituzioni. Si predica innovazione, ma quando si tratta di fare il salto di qualità, ci si tira indietro. E intanto restiamo fermi, con un impianto che ci fa vergognare.

Ma Milano è provinciale anche in altri sensi. Basta camminare per il centro per vedere un esercito di fashion victim, tutti e tutte vestiti allo stesso modo, senza alcuna personalità. Lo stile non è più espressione individuale, ma una divisa dettata dalla moda. A New York o a Londra, le persone si distinguono per un gusto personale, per scelte originali e identitarie. Qui invece si tende ad omologarsi, come se uscire dal seminato stilistico fosse un pericolo. Un fenomeno che rispecchia perfettamente l’incapacità di osare anche nelle scelte più importanti per la città.

Il passato si rispetta, il futuro si costruisce

San Siro ha una storia leggendaria. Ma una storia non può diventare una gabbia.
Non si chiede di dimenticare Rivera, Baresi o Ronaldo. Si chiede di pensare al futuro del calcio milanese e italiano.
Perché finché si resta attaccati a uno stadio che fa acqua da tutte le parti, continueremo a restare indietro, anche in campo.